Redigere un buon Curriculum Vitae è un passo indispensabile per trovare un lavoro adatto, ma farlo in modo corretto non è semplice e spesso si compiono errori che ci fanno escludere dalla selezione ancora prima di iniziare.

Ricordatevi che i selezionatori ricevono decine e decine di CV e che quindi devono decidere in pochissimo tempo se approfondire l’analisi di un CV o se scartarlo.

A tal fine è molto importante riuscire ad evidenziare gli elementi più rilevanti e quindi, oltre ai contenuti, due elementi risultano fondamentali: l’impaginazione e il formato.

Ecco alcuni suggerimenti su Cosa e Come scriverlo per creare un curriculum valido.

Non c’è un formato unico per la stesura del Curriculum Vitae: Europass, formato europeo, video cv, curriculum creativo, discorsivo sono alcuni degli esempi della “personalizzazione” di tale documento.
L’importante non è il formato con cui si crea, ma la forma, la sua lettura deve essere scorrevole, piacevole e soprattutto priva di errori grammaticali e di battitura.
Prima di inviarlo, è opportuno che si dia più volte un’occhiata per correggere le sviste.

IL CV SI COMPONE DI DIVERSE SEZIONI:

Dati anagrafici, quindi il tuo nome, cognome, luogo e data di nascita, residenza (se sei domiciliato in un’altra città, specificalo), l’indirizzo di posta elettronica e il numero di telefono. Se non sei in grado di comunicare telefonicamente, inserisci due numeri, uno di cellulare con l’annotazione “solo SMS”, e l’altro fisso o cellulare di una persona che può rispondere al tuo posto.
Qui devi inserire tutti gli impieghi che hai svolto, per ogni attività lavorativa vanno specificate le date, il nome dell’azienda e le mansioni ricoperte.

Eventuali lavori in nero vanno descritti, omettendo il nome dell’azienda.

Le attività di stage e di volontariato possono essere considerati come esperienze professionali.

L’ordine non ha importanza, si può scegliere tra i due tipi: quello cronologico dove vengono descritti prima i lavori più datati fino a quello più recente, altro ordine è quello inverso: prima i più recenti per concludere con la prima mansione svolta.
Gli eventuali “buchi” (periodo ingiustificato, più o meno lungo, tra due date che generalmente si riferiscono ad esperienze di lavoro) devono essere motivati.

I buchi non vanno considerati come elementi negativi, considerali parte del tuo percorso, trovando in esso anche aspetti positivi.

Non mentire sulle date del periodo di inattività.

Per approfondimento

Se non hai mai avuto esperienze lavorative, non preoccuparti. Non c’è bisogno di mentire, prima o poi il datore di lavoro se ne accorgerebbe.

Nel curriculum, in questo caso, al posto delle attività lavorative, puoi descrivere il tuo successo scolastico, le conoscenze delle lingue straniere e le eventuali esperienze all’estero. Mostra, inoltre la tua volontà di rimanere attivo, la capacità di aggiornare il proprio profilo con nuove competenze, la disponibilità a mettersi in gioco in realtà produttive.

Per approfondimento

Tutti i tuoi percorsi di studio: dal diploma di maturità fino all’ultimo titolo conseguito (o in corso).

Inserire il voto non è obbligatorio, ma è consigliabile metterlo se hai ottenuto una valutazione alta (superiore a 70/100 alla maturità e 100/110 alla laurea).

Come nelle attività lavorative, anche nella formazione l’ordine non è importante, ma è usuale partire dall’ultimo titolo conseguito (o in corso).

Se il tuo percorso di studi si è prolungato più del dovuto (per esempio, una laurea triennale conseguita in più di tre anni o una laurea magistrale in più di due anni) per svariati motivi come la difficoltà nello studio a causa della propria disabilità o hai lavorato in contemporanea, è bene specificare i motivi dei “buchi”, non per essere giudicato, ma esso può essere un punto di forza perché il recruiter può trovare nelle tue attività, fatte durante i periodi di inattività, fattori positivi. Per approfondimento

Sono competenze non riconducibili all’area dei comportamenti organizzativi:

ad esempio la leadership, l’efficacia relazionale, il teamwork, il problem solving.

E’ possibile dividerle in grandi categorie:

  • le cognitive, come ragiono: visione sistemica, problem solving, analisi e sintesi…,
  • le relazionali, come mi rapporto con gli altri: comunicazione, gestione dei rapporti interpersonali, orientamento al cliente, collaborazione, teamwork, negoziazione…,
  • le realizzative, come traduco in azione ciò che ho pensato: iniziativa, proattività, orientamento al risultato, pianificazione, organizzazione, gestione del tempo e delle priorità, decisione…,
  • le manageriali, come agisco il ruolo di capo: leadership, gestione e motivazione dei collaboratori, capacità di delega….

Esistono poi le competenze trasversali, spesso abilitanti rispetto alle altre soft skills: flessibilità, tolleranza allo stress, tensione al miglioramento continuo, innovazione.

Approfondimento: soft skills

Non è obbligatorio illustrarle, ma vengono quasi sempre descritte.

Al giorno d’oggi, le lingue sono un grande vantaggio per il mondo del lavoro.

Puoi inserire le lingue che hai appreso durante gli studi ma anche durante il tuo percorso di vita (esperienza all’estero, origini straniere). Se hai acquisito certificazioni linguistiche, devono essere specificati anche il tipo e il livello.

Non mentire sul livello di competenza delle lingue perché è semplicissimo smascherarti, aspettati che ti facciano qualche domanda nella lingua che hai detto di conoscere!

Riguarda le relative competenze in ambito informatico. Occorre indicare quali sono i tuoi livelli di conoscenza circa i programmi informatici. Solitamente si tratta dei pacchetti Office (Word, Excel, Power Point), ma anche Photoshop e altri strumenti appresi durante l’esperienza e che possono essere fondamentali per il lavoro a cui ti stai candidando.

Anche in questo caso è importante non mentire sull’effettivo grado di padronanza del programma, se non avete studiato bene un programma e lo usate a livello basico non scrivete buono, mettete solo conoscenza/uso di…

Non è obbligatorio. Si tratta di hobby, attività o competenze personali, volontariato o progetti svolti. Si descrive tutto ciò che può essere utile allo scopo di ottenere quell’impiego: la patente di guida può essere fondamentale per l’impiego di fattorino, corriere, portapizze, il bricolage può pensare, invece, ad una buona manualità, ecc.
Se hai le referenze rilasciate dai precedenti datori di lavoro, tienile pronte in un file separato, chi cerca un candidato per quella determinata mansione, può chiederlo esplicitamente nell’annuncio.
L’autorizzazione al trattamento dei dati personali è necessario, esso consente a chi riceve il tuo curriculum di tenerlo presso di sé e di utilizzare i dati che contiene. Esso varia di Paese in Paese, quindi inserire il disclaimer valido in Italia è inutile quando invii il curriculum all’estero. Per inviare i CV al di fuori del nostro paese basta solo una generica frase che funga da liberatoria.
Anche questa è una scelta personale e assolutamente facoltativa.

Però ove viene richiesta, è necessario inserirla. Nel caso in cui decida (o sia richiesto) di metterla, bisogna seguire alcuni accorgimenti: la foto deve essere tua, personale, deve essere recente, scattata in una situazione decorosa (non in bagno, non con le birre in mano o davanti alla torta di compleanno).

La foto deve raccontare qualcosa di te, deve mostrarsi decorosa e seria, e magari anche con un bel sorriso!

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In merito all’opportunità o meno di specificare l’appartenenza alle categorie protette non è in generale obbligatorio indicarla, a meno che non si tratti di candidature espressamente riservate alle persone con disabilità, nel qual caso si consiglia di inserirla ben in evidenza subito dopo i dati anagrafici.

Se il deficit non va ad impattare sulla professione a cui si vuole candidare, non è necessario specificarlo, qualora si volesse indicarlo si consiglia di far riferimento a generici problemi di udito senza utilizzare la parola “sordo” che solitamente viene considerata negativamente rischiando spesso di far scartare la candidatura.

Il colloquio è un momento di conoscenza e il candidato con disabilità è una persona che va scelta per le sue competenze e per la compatibilità con il lavoro specifico e non per la sua invalidità.

Se non è stato citato il deficit uditivo è sufficiente spiegare, al momento del colloquio, che non è stato detto prima perché, come hanno potuto notare dal colloquio, non influisce sulla capacità di comunicare.

Se, invece, il deficit uditivo e le difficoltà di eloquio e comunicazione sono rilevanti, è utile indicarlo alla fine del proprio CV nella sezione di “Altre informazioni” specificando il tipo di patologia e la percentuale. Per approfondimento

È personale e facoltativa. Nella presentazione puoi riassumere il tuo percorso oppure sottolineare le motivazioni per cui il recruiter dovrebbe scegliere proprio te per quel determinato ruolo. Non c’è un “contenuto” migliore di un altro, l’importante è che non devono mancare sintesi e parole chiave, deve essere breve, di poche righe.

Infine, è importante la forma in cui essa va scritta: oltre ad una doverosa rilettura per evitare errori grammaticali o di sintassi, è bene andare a capo dopo l’intestazione e prima della frase conclusiva, per dare rilievo al corpo centrale del testo e per agevolare la lettura.

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Per altri approfondimenti sul CV

GLI ERRORI DA EVITARE

Non dire cose non veritiere, il datore di lavoro, nel percorso lavorativo, se ne accorgerà prima o poi. Piuttosto trova il modo di mettere in evidenza i punti forti.
Preparati a spiegare il motivo per cui hai scelto di intraprendere quel determinato percorso di studi, quali sono i tuoi scopi e perché hai scelto di candidarti a quel lavoro. Spesso il perché racconta più del cosa.
Fai leggere il tuo curriculum ad amici, conoscenti o a professionisti: possono segnalarti errori di cui non ti sei accorto prima. Le sviste che possono provocare irritazione nei selezionatori sono gli errori di battitura o di formattazione.
Se nel tuo CV sono presenti periodi senza impiego, non lasciarli vuoti, spiegali osservandoli dal lato positivo, non è un modo per giustificarti, ma per prevenire possibili domande al riguardo.

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ALTRI SUGGERIMENTI

La buona competenza in ambito informatico deve essere considerata uno dei punti di forza per un soggetto affetto da disabilità uditiva. Una persona con disabilità nella sfera comunicativa può compensare questa carenza con l’acquisizione di una eccellente capacità di uso del PC, il livello di competenza deve essere pari, o meglio, superiore a quello di una persona udente.

Il recruiter, valutando la sua ottima capacità (meglio se certificata attraverso dei corsi, come l’ECDL), sarà maggiormente motivato ad affidare al non udente mansioni inerenti alle tecnologie informatiche piuttosto che quelli dove il soggetto è meno portato a causa della sua disabilità.

Approfondimento ECDL

Molto spesso le aziende e i recruiters, per approfondire la conoscenza di un candidato, oltre a leggere il suo curriculum come da prassi, possono dare un’occhiata anche al suo profilo social, in particolare quello di Facebook, Twitter, Instagram e LinkedIn. Suggerimenti per avere una buona impressione: essere coerenti con le informazioni inserite nel curriculum e nel proprio profilo (anagrafici, lavorativi, studi), altra raccomandazione riguarda la gestione della propria privacy, è fortemente consigliato rendere chiuso il profilo Facebook, onde evitare che i selezionatori possano trovarsi di fronte a post/foto inconvenienti. LinkedIn, essendo un social prettamente professionale, non ha bisogno di alcuna restrizione.

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