Quello che le aziende devono sapere per assumere una persona con difficoltà di udito.

In questa sezione non intendiamo fare un’esposizione rigorosa ed esaustiva delle tematiche riguardanti la sordità, ma semplicemente forniremo alcune informazioni che riteniamo possano servire all’azienda per comprendere le capacità lavorative di una persona con disabilità uditiva, aiutando a dissipare quei preconcetti e dubbi che spesso impediscono una valutazione oggettiva del candidato, come descritto al punto precedente.

Bisogna chiarire che, alla nascita, i bambini sordi sono esattamente come gli udenti, non hanno nessuna minorazione intellettiva e comunicativa, il loro handicap è solo ed esclusivamente l’assenza dei suoni e rumori che, se non adeguatamente gestita, può comportare,

La sordità questa sconosciuta

Il termine sordità è comunque molto vago rispetto alla grande varietà di modi in cui questo disagio si esprime (tanti quanti sono i sordi), la sordità, dunque, non è una condizione omogenea né dal punto di vista clinico, né dal punto di vista della storia biografica.

Come tutte le persone normodotate, ogni persona con disabilità uditiva è diversa dall’altra e le sue capacità di comunicare sono il risultato di diversi fattori:

Esistono 4 gradi di perdita uditiva espressa in decibel che possono influire diversamente nell’acquisizione e nello sviluppo del linguaggio vocale

  • lieve, (tra 20 e 40 dB):

sviluppo del linguaggio normale, senza ritardo del processo evolutivo. Comprende il significato delle parole ma presenta difficoltà nel selezionare alcuni fonemi (/b/e /p/)

  • media, (tra 40 e 70 dB):

difficoltà nel riconoscere sia il significante (il suono di una parola) che il significato (ciò che vuol dire quella data parola, cioè il concetto). Ne può conseguire un ritardo nello sviluppo della comprensione e della produzione del linguaggio parlato. Se si aumenta l’intensità della voce migliora la comprensione del linguaggio vocale. Pertanto sono necessari la protesizzazione e l’intervento logopedico precocissimi, prima che la componente linguistica sia compromessa.

  • grave, (tra 70 e 90 dB) e profonda, (superiore ai 90 dB):

non c’è percezione del parlato, con la protesizzazione precoce, il bambino riesce a percepire l’intonazione della voce e viene aiutato nell’apprendimento vocale, ma non migliora la ricezione del suono a livello di intensità. Il bambino imparerà a parlare solo attraverso l’intervento logopedico, possibilmente precoce.

In base all’età a cui si è manifestato il deficit uditivo le sordità si possono classificare in

. congenite, insorte prima della nascita,
tra le cause fattori ereditari, virali (come la rosolia, l’epatite, il morbillo contratti dalla madre in gravidanza), cause microbiche (tifo, sifilide), tossiche (abuso di alcool, di barbiturici ecc.).

. acquisite insorte al momento della nascita (neonatali)
tra le cause l’anossia, i traumatismi, l’ittero ecc.

. acquisite in seguito (postnatali).
tra le cause i traumi, le malattie infettive (incluse quelle dell’orecchio), le intossicazioni da farmaco ecc..

Ovviamente è particolarmente penalizzante il fatto che la persona sia divenuta sorda prima di acquisire il linguaggio (sordi prelinguali) o nei primissimi anni di vita.

A seconda del tipo di sordità e dell’età dell’insorgenza vengono impiegati apparati diversi (vedere la sezione dedicata alle tecnologie), lo scopo è quello di saltare la parte danneggiata dell’apparato uditivo trasmettendo il suono direttamente alla parte ancora funzionante. Più precocemente se ne fa ricorso e più rapidamente si permette al bambino di evolvere naturalmente nell’acquisizione del linguaggio e di conseguenza migliori sono i risultati della rieducazione.
Molto importante è la rieducazione, quanto più è precoce tanto maggiori sono le possibilità di avere buoni risultati raggiungendo una competenza linguistica quasi completa nell’italiano scritto e in quello parlato.

Semplicisticamente il logopedista aiuta la persona sorda a riconoscere i suoni e abbinarli alle parole e a riprodurli correttamente.

Nell’educazione al linguaggio delle persone sorde oggi è possibile scegliere tra vari percorsi riabilitativi, che permette di raggiungere diversi livelli di capacità di comunicare e di conseguenza i sordi possono suddividere in:

1. Sordi segnanti

a. Chi sono
Sono coloro che utilizzano la LIS (Lingua Italiana dei Segni), che permette loro di apprendere e di esprimere le loro intenzioni e pensieri utilizzando dei segni che non sono un semplice insieme di gesti per comunicare, ma costituiscono una lingua vera e propria (con una grammatica ben precisa, regole per declinare i verbi, per il plurale e il singolare) al pari delle lingue vocali.

Purtroppo sono presenti dei pregiudizi secondo cui un sordo segnante non possa imparare a parlare. La LIS è l’unica lingua che può essere acquisita spontaneamente attraverso le stesse tappe del linguaggio parlato, perché si trasmette attraverso il canale visivo che nel sordo è integro. Ed è proprio attraverso questo canale che, grazie alla logopedia, passa anche l’acquisizione della lingua parlata.

b. Come comunicano
La loro prima lingua è la LIS che usano per comunicare tra loro, mentre per comunicare con chi non conosce la LIS utilizzano la lingua italiana attraverso la lettura delle labbra e utilizzando la propria voce che però in alcuni casi potrebbe risultare difficilmente comprensibile perché non sentendo la propria voce e quella degli altri non sono in grado di confrontarle e correggersi. Al primo impatto può risultare difficile la comprensione ma in brevissimo tempo ci si abitua a capire il modo di parlare.

2. Sordi oralisti

a. Chi sono
Sono coloro che disconoscono la LIS e che sono cresciuti utilizzando esclusivamente il linguaggio verbale. Essi puntano, da una parte, sull’allenamento acustico per aiutare il sordo ad utilizzare al massimo i suoi residui uditivi e, dall’altra, sul potenziamento della lettura labiale su cui si basa la comunicazione e una intensa riabilitazione attraverso la logopedia. Gli oralisti focalizzano l’intervento logopedico in alcuni punti essenziali, quali la diagnosi precoce, l’esatta valutazione del deficit, l’immediata protesizzazione, la collaborazione della famiglia nell’intervento logopedico, l’integrazione nelle scuole normali.

b. Come comunicano
La loro prima lingua è l’Italiano parlato e scritto che utilizzano aiutandosi con la lettura labiale e con la propria voce, potendo usufruire di soluzioni assistive tecnologiche molto efficienti (vedi sezione “Tecnologie”). In molti casi la protesizzazione precoce e una buona logopedia permettono una comunicazione del tutto naturale.

3. Sordi bilingui

a. Chi sono
Sono coloro che utilizzano sia la Lingua dei segni (con o senza varianti) sia il linguaggio verbale disponendo così di una più ampia e agevole comunicazione.

b. Come comunicano
Potendo scegliere, utilizzano il metodo di comunicazione preferito dall’interlocutore

4. Sordi postlinguali

a. Chi sono
Sono coloro che hanno perso l’udito dopo aver acquisito il linguaggio verbale. Per loro quindi è più facile ricorrere alla protesizzazione e adottare il metodo oralista, eventualmente integrando con l’apprendimento della lettura labiale.

b. Come comunicano
Comunicano principalmente con la lingua parlata e scritta aiutandosi con la lettura labiale e potendo usufruire di soluzioni assistive tecnologiche molto efficienti (vedi sezione “Tecnologie”).

Gli stimoli dipendono dalla famiglia prima e dall’ambiente frequentato poi.

Il bambino sordo in una famiglia di sordi sarà portato ad usare prevalentemente la lingua dei segni e a frequentare comunità di sordi segnanti.

A meno che la famiglia lo spinga a frequentare ambienti di persone udenti abituandolo così ad interagire con tutti
Il bambino sordo in una famiglia di udenti tendenzialmente ricorrerà al metodo oralista e frequenterà prevalentemente persone udenti, a meno che la famiglia scelga di imparare la lingua dei segni e di frequentare la comunità dei sordi.

Altrettanto determinante è l’autonomia raggiunta dalla persona sorda, la famiglia deve spronarla ad affrontare in prima persona gli adempimenti della vita quotidiana, senza appoggiarsi continuamente al supporto di parenti e amici udenti.

Anche per quanto riguarda il percorso formativo è determinante il tipo di scuola e il supporto/sostegno ricevuto.

La sordità per sua natura porta all’isolamento che può essere superato solo se la persona sorda si adopera in maniera attiva per partecipare/essere informato su tutto ciò che succede intorno a lui. Un carattere chiuso, timido, senza iniziativa non aiuta sicuramente. Mentre una persona curiosa, determinata e perseverante è in grado di farsi valere e di farsi coinvolgere dai colleghi e nelle varie attività lavorative e sociali.

Spesso le persone sorde sono tagliate fuori da varie forme di comunicazione che il normoudente riceve in maniera occasionale, inconscia e involontaria e che contribuiscono alla evoluzione delle capacità/conoscenze, la persona sorda invece, per poter avere la stessa crescita, deve in continuazione ricercare queste informazioni in modo attivo e sollecitare le persone intorno a lui a renderla partecipe nelle discussioni e di quello che accade in generale.

Per saperne di più

Per i sordi segnanti la lettura labiale è lo strumento principale per comprendere le persone che non usano la LIS, e quindi è indispensabile avere un buon livello.

Mentre per i sordi oralisti serve per completare la comprensione di quanto percepito dal canale uditivo e quindi se gli ausili sono particolarmente efficaci è meno rilevante disporre di un buon livello di labiolettura.

CONCLUSIONI

In generale si può affermare che, nei casi in cui la tipologia di sordità lo consente, il recupero funzionale della sordità è possibile mediante la protesizzazione precoce, la terapia logopedica e l’istruzione scolastica.

I sordi oralisti o bilingui hanno di solito una buona padronanza della lingua italiana e sono in grado di comprendere e scrivere testi anche complessi. Per interagire con le persone udenti utilizzano sia le protesi/impianti che la lettura labiale e dispongono di un eloquio spesso ben comprensibile.

I sordi solo segnanti hanno meno occasioni di essere esposti alla lingua italiana e quindi hanno maggiori difficoltà a comprendere ed elaborare testi complessi. Sono molto efficienti e produttivi quando possono utilizzare la lingua dei segni. Possono comprendere le persone udenti grazie alla lettura labiale, ma hanno di solito maggior difficoltà nell’eloquio.

Nella maggior parte dei casi il sordo è in grado di assolvere agevolmente alle esigenze di comunicazione richieste dall’impegno lavorativo, purché l’interlocutore abbia una certa disponibilità e sia informato su alcuni semplici accorgimenti da osservare per semplificare l’interazione.

In mancanza di questa disponibilità e apertura, la difficoltà sperimentata dal sordo nel comunicare con gli udenti è spesso alla base di quotidiani vissuti di frustrazione che si estrinsecano come atteggiamenti di chiusura o irritabilità che spesso non vengono compresi dalle persone che entrano in relazione con lui.